PROCEDURE INFORMATIVE
CORRADO, DE LUCIA, ANGRISANI, GRANATO, TRENTACOSTE, LOREFICE, MORRA, LEONE - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo
Premesso che risulta agli interroganti che il direttore dell'Istituto autonomo Villa Adriana-Villa d'Este, a Tivoli (Roma)) abbia intimato lo sfratto all'associazione del laboratorio del papiro "Fannius", che gestisce il centro di archeologia libreria e bibliotecaria (Villa Adriana) e il Museo didattico del libro antico (Villa d'Este);
considerato che:
l'associazione "Fannius", di cui è direttore e legale rappresentante il professor Antonio Basile, è stata costituita a Roma nel 1987. Fin dal 1980, in forza di atti di concessione stipulati nel 1980 e nel 1998 con l'Intendenza di finanza di Roma, il professor Basile ha svolto, all'interno della Villa d'Este, attività didattico-culturali qualificate come servizio integrativo scolastico gratuito (ex decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 1996 n. 567, Accordo quadro tra Ministero per i beni e le attività culturali e Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 20 marzo 1998, artt. 1-2-5);
subentrato nella titolarità di Villa d'Este, l'allora Ministero per i beni e le attività culturali, con atto di concessione datato 14 novembre 2003 e registrato il 15 luglio 2004, dette in uso all'associazione, per 4 anni (rinnovabili tacitamente per altri 4), "i due locali siti al piano seminterrato del Complesso Monumentale di Villa d'Este di Tivoli, nel piazzale antistante la Fontana dell'Ovato". Altresì, l'atto citato precisa che i locali furono concessi per adibirli a sede del Museo didattico del libro antico e per lo svolgimento delle attività statutarie dell'associazione "Fannius", quale sede didattica internazionale per conto della scuola, dei musei e delle università, e per l'UNICEF "A Misura di Bambino" in base alla convenzione stipulata presso il Ministero per i beni e le attività culturali, il 20 maggio 2003" (art. 1);
il canone fissato dalla concessione era pari ad euro 1.100 annui "in considerazione degli oneri straordinari di ristrutturazione, arredo, riscaldamento e di manutenzione posti a carico del concessionario" (art. 3), oneri che la premessa specifica corrispondere ad "un importo di oltre 100.000,00 euro";
considerato, inoltre, che:
con atto di concessione del 30 luglio 2004 registrato il 15 settembre 2004, l'associazione "Fannius" ebbe in uso per 4 anni (rinnovabili tacitamente per altri 4), dall'allora Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, che la gestiva per conto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, anche "due locali siti nel complesso archeologico di Villa Adriana - Tivoli (museo didattico - ex Palazzina Triboletti)". L'atto precisa che i locali furono concessi "per l'istituzione di una sezione espositiva-didattica del libro antico e per lo svolgimento delle attività statutarie dell'Associazione "Fannius", quale sede di un laboratorio internazionale per conto della Scuola, dei Musei e delle Università, e per l'UNICEF Italia a "Misura di Bambino" finalizzato a garantire il diritto all'istruzione dell'infanzia e dell'adolescenza (ONU) in base alla convenzione stipulata al Ministero per i beni e le attività culturali, il 20 maggio 2003" (art. 1);
il canone fissato dalla concessione era pari ad euro 500 annui "in considerazione degli oneri posti a carico per la realizzazione della sezione didattico-espositiva dedicata al libro e alla cultura manoscritta nell'antica Roma" (art. 3);
considerato, infine, che:
nei 4 anni (2004-2008) durante i quali la "Fannius", in qualità di concessionario, ha goduto dei locali concessi dal Ministero e allestiti per le nobili finalità sopra ricordate, l'Amministrazione dei beni culturali non ha lamentato inadempienze, tant'è che entrambe le concessioni sono state tacitamente rinnovate (2008-2012);
il servizio svolto ha sempre goduto di un eccezionale gradimento da parte del pubblico e il lustro assicurato dalla "Fannius" per l'altissima qualità dei progetti e delle collaborazioni nazionali e internazionali attivate si è riverberato anche sulle due ville;
dopo la naturale scadenza delle concessioni (rinnovate), per circa 6 anni non risulta agli interroganti che il Ministero abbia chiesto ufficialmente il rilascio dei locali, né manifestato volontà e urgenza di destinare detti spazi ad altri scopi. L'associazione, dal canto suo, oltre a proseguire le proprie attività, conseguendo ulteriori successi e primati grazie a progetti che hanno goduto di finanziamenti da vari enti pubblici (quelli della Regione Lazio con obbligo trentennale di destinazione), ha assicurato gli interventi di manutenzione ordinaria già a suo carico e, nel caso di Villa d'Este, ha anticipato, pur di non lasciar deperire i locali, quelli straordinari spettanti all'Amministrazione;
dopo la nascita dell'Istituto autonomo di Villa Adriana e Villa d'Este, la direzione, a partire dall'autunno 2018, ha intimato più volte alla "Fannius" di liberare i locali dell'una e poi anche dell'altra villa da ogni sua proprietà, dando il via ad un imbarazzante contenzioso legale;
il professor Basile ha ricevuto la solidarietà di molti cittadini e associazioni, compresa "Italia Nostra", poiché, a parere degli interroganti, le sue ragioni sono con ogni evidenza le ragioni della collettività, dunque dello Stato nella sua accezione più autentica;
incomprensibile a giudizio degli interroganti è la circostanza che il rilascio dei locali seminterrati di Villa d'Este non sia stato motivato e, per giustificare quello dell'edificio del plastico in Villa Adriana, dove il Museo si è trasferito per volontà del Ministero, le note a firma del direttore Bruciati abbiano inizialmente fatto riferimento alla gara (indetta tre volte e tre volte andata deserta) per l'affidamento del servizio di ristoro-caffetteria, mentre il locale già adibito e attrezzato come bar, sito all'ingresso della villa, risulta vuoto e inutilizzato da tempo,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non intenda tenere conto dell'utilità pubblica del servizio svolto gratuitamente per decenni dalla "Fannius" in Villa d'Este e Villa Adriana nonché dell'eccezionalità, riconosciuta ovunque, dei due laboratori-museo e delle loro attività;
se non riconosca nei musei-laboratorio della "Fannius" due veri e preziosi luoghi della cultura privati, che, allocati all'interno di due cosiddetti "Luoghi della Cultura" statali dei più prestigiosi (coesistenza virtuosa, alla quale il Ministero dice di aspirare e che qui è diventata reale con largo anticipo), ne incrementano l'appeal sul pubblico;
se non ritenga che la volontà di smantellare il Museo didattico del libro antico e il Museo-laboratorio di archeologia libraria manchi di ogni logica e implichi anche il rischio di dover risarcire il professor Basile per le spese sostenute, con conseguente danno erariale;
se non creda opportuno assicurare una moral suasion nei confronti della Direzione generale musei e del Segretariato generale del Ministero affinché i rispettivi dirigenti si attivino per salvaguardare quello che è il vero interesse dello Stato nella vicenda descritta.
GRANATO, ANGRISANI, CROATTI, PAVANELLI, PRESUTTO, VANIN - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo
Premesso che:
i lavori relativi alla nuova ubicazione dell'archivio di Stato di Catanzaro, scelta come da intesa intercorsa tra amministrazione comunale e Ministero, iniziati diversi anni fa (con stanziamenti ad hoc per la ristrutturazione e gli arredi dei locali), non sono ancora terminati;
l'obiettivo era quello di riunire il grande patrimonio archivistico dell'archivio del capoluogo calabrese, ora diviso tra la sede di Catanzaro e la sezione di Lamezia Terme (quest'ultima istituita nel 1954), in un unico luogo, con evidenti benefici logistici per il personale e per i fruitori esterni;
attualmente, il patrimonio archivistico è diviso tra le due sedi. A Catanzaro vi sono: gli archivi prodotti dalle amministrazioni periferiche preunitarie, gli archivi prodotti dagli uffici statali postunitari della provincia di Catanzaro, gli archivi degli enti ecclesiastici e delle corporazioni religiose soppresse, i cui beni vennero confiscati dallo Stato, gli archivi notarili anteriori agli ultimi 100 anni e archivi privati e archivi di enti pubblici; a Lamezia Terme, invece, sono conservati atti risalenti a: periodo napoleonico (giudicati di pace 1809-1817), periodo della Restaurazione (giudicati circondariali 1817-1865) e periodo postunitario (preture, 1862-1970), tribunale di Nicastro (1896-1959), ufficio distrettuale delle imposte dirette (1871-1961); liste elettorali (1979-1990), fondo ANAS (elaborati tecnici n. 667);
nel corso del 2017, secondo quanto appreso dagli interroganti, pare che i lavori siano stati interrotti a seguito di taluni rilievi inerenti alla stabilità delle strutture individuate,
quale sia lo stato di avanzamento dei lavori relativi alla nuova sede dell'archivio di Stato di Catanzaro, nonché le ragioni dei notevoli ritardi conseguiti;
quali siano le tempistiche previste per la riunione dell'archivio di Stato di Catanzaro e della sezione di Lamezia Terme in un'unica struttura.
nello scorso mese di febbraio 2020 veniva segnalato alla competente Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna un netto peggioramento delle condizioni di stabilità del ponte di interesse storico architettonico presente in località Ponte Cervaro di Gombola di Polinago (Modena);
con comunicazione prot. n. 3713 del 19 febbraio la Soprintendenza comunicava di aver avviato le necessarie verifiche volte all'accertamento dello stato di degrado del manufatto;
trascorsi ormai 10 mesi dall'invio della segnalazione senza alcun intervento, il danneggiamento da crollo sul lato di monte della spalla destra del ponte è però progredito, creando una profonda fenditura per quasi tutto lo sviluppo in altezza oltre all'innesco di altre criticità sul lato di valle del ponte, con apertura di fenditure e distacchi di altri blocchi di pietra dalla struttura;
la zona in cui è situato il ponte è molto antica, nota come "Ospitaletto", in quanto dall'epoca dei primi pellegrinaggi dal Nord Italia e dall'Europa verso Roma, era considerata una località nota come luogo che li ospitava con servizi di rifocillamento, di cura degli eventuali cavalli e anche per le cure mediche. Da quell'antica tradizione deriva il ponte del Cervaro-Gombola, memore di tempi antichi in cui gli Appennini modenesi erano attraversati da pellegrini non solo di tutta Italia, ma di tutta Europa,
quali iniziative urgenti di tutela il Ministro in indirizzo intenda predisporre per evitare il danneggiamento, la distruzione o la perdita di queste importanti testimonianze di civiltà;
se la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna non ritenga opportuno introdurre prescrizioni di tutela del ponte di Ponte Cervaro, allo scopo di garantire la salvaguardia dei caratteri e dei contesti rurali nei quali il bene è immerso, impedendo l'ulteriore danneggiamento di un bene storico artistico di grande importanza.